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e - m a i l : p o s t a @ e r r e - e r r e . n e t
ni, partirono da Aldeno e si
diressero verso la città. Tro-
varono tuttavia ad attenderle
un imponente schieramento
di militari e gendarmi inviati
da Wildauer. Dopo aver bat-
tuto i sobborghi in mattinata,
costoro erano stati posti a
presidiare a sciabole spia-
nate i due accessi principali
alla città da sud-ovest: un
attraversamento sul Fersina
e il grande ponte in ferro di
S. Lorenzo. Una cinquantina
di donne vennero bloccate
all’altezza di Piedicastello,
mentre altre pattuglie di-
sperdevano a Mattarello un
piccolo corteo proveniente da
Aldeno.
Fu determinante per cono-
scere in anticipo i piani della
manifestazione la confiden-
za del parroco del duomo,
mentre un altro informatore
aveva segnalato subito come
una quindicina di donne di
Ravina e Romagnano aves-
sero invano atteso le loro
compagne di Aldeno in una
trattoria, abbandonando fin
dall’inizio ogni proposito di
unirsi al corteo.
Alla vista delle sciabole
spianate dai gendarmi il
corteo si disperse: in par-
ticolare le donne di Ravina
e Romagnano tornarono ra-
pidamente sui propri passi
ripercorrendo la via di Pie-
dicastello.
Complessivamente le due
manifestazioni del 24 e 25
aprile 1915 avevano visto
secondo la polizia la par-
tecipazione di 69 donne di
Aldeno, 31 di Ravina, 6 di
Cimone e 4 di Romagna-
no. L’indagine svelò solo il
nome di due signore, Luigia
Scandella e Diomira Lo-
randi, che ad Aldeno alcuni
giorni prima (22 aprile) si
erano rese protagoniste di
una raccolta firme a soste-
gno dell’iniziativa.
Per questo – scriveva la gen-
darmeria locale – andavano
arrestate prima che potes-
sero diffondere l’agitazione
oltre i sobborghi della città e
contagiassero anche le vicine
comunità lagarine.
Non sappiamo se l’indagine
proseguì, né se altre mani-
festazioni di malcontento si
tennero nei mesi successivi
nella città di Trento, che il 23
maggio 1915 sarebbe dive-
nuta peraltro “città fortezza”
controllata dalle autorità mi-
litari.
La polizia e la censura au-
striaca certamente non al-
lentarono la morsa contro
ogni piccolo segnale di mal-
contento popolare che dietro
l’universale slogan pacifista
denunciava la rabbia e la di-
sperazione di mogli, madri
e sorelle per la progressiva
scomparsa sui fronti europei
di tutti i maschi adulti e abili
al lavoro, aggiungendo al do-
lore personale e familiare la
consapevolezza di precipitare
rapidamente in una profonda
crisi agraria e sociale, in un
incubo di fame e povertà.
A. P.
– Il ponte di S. Lorenzo tra 1910 e 1920 (Biblioteca comunale di Trento)